Michele Pizzinini dal giornale l'Adige del 20 marzo 2018
“Dottore, ma il caffè fa male? Quanti caffè posso bere in un giorno?”. Queste sono le domande che più frequentemente mi sono state rivolte in trent'anni di attività professionale. Oggi cercherò di rispondere al quesito, certo di soddisfare la curiosità di molti.
La scoperta del caffè pare sia da collocare nello Yemen. Secondo una prima versione il caffè è stato “scoperto” da un pastore che accudendo alle sue capre, aveva notato che dopo aver mangiato le bacche di una pianta particolare, queste rimanevano molto agitate ed irrequiete. Secondo un’altra versione sembra che i monaci di un monastero, sempre nello Yemen, ne facessero uso per prolungare la meditazione e la preghiera. Quello che è sicuro è che i primi ad utilizzare il caffè come bevanda sono stati proprio gli abitanti della penisola arabica. Non per niente la specie di pianta da caffè, più diffusa nel mondo, si chiama proprio Arabica, la seconda, altrettanto importante, è chiamata Robusta.
In un chicco di caffè sono presenti circa 900 sostanze diverse: proteine, lipidi, carboidrati, minerali, vitamine, e soprattutto polifenoli antiossidanti. La tostatura, più o meno accentuata, è decisiva per conferire l’aroma e comporta la perdita per denaturazione di gran parte delle proteine, ma anche l’aumento della concentrazione di sostanze antiossidanti.
Il caffè però è noto perché contiene la caffeina, che è probabilmente la sostanza stimolante più diffusa nel mondo. La caffeina, una volta ingerita col caffè, viene assorbita a livello intestinale e raggiunge la sua massima concentrazione ematica dopo un’ora circa. La caffeina ha un’azione psico-stimolante: toglie la sonnolenza, riduce il senso di stanchezza, stimola la concentrazione e la capacità di apprendimento, migliora i riflessi e la percezione degli stimoli sensoriali. L’intensità di questi effetti è percepita in maniera molto soggettiva: c’è chi non può bere il caffè nel pomeriggio, pena passare la notte in bianco, mentre c’è qualcuno che, pur bevendo il caffè anche dopo cena, dorme come un ghiro.
La caffeina ha un’azione stimolante anche sull’apparato cardiocircolatorio e metabolico. Dopo un caffè la frequenza cardiaca tende ad aumentare, così come la pressione arteriosa e determina anche una maggior mobilizzazione dei grassi dai depositi. Molti atleti ne fanno uso, proprio perché è un po’ come se la caffeina “riscaldasse il motore” per una prestazione fisica più efficiente, infatti “aumenta i giri” del cuore, aumenta la pressione circolatoria, mobilizza i grassi più rapidamente e favorisce la concentrazione. In sostanza migliora il rendimento sportivo. Non per niente la caffeina, oltre un certo dosaggio, è considerata una sostanza “dopante”.
Il caffè facilità anche la digestione favorendo la secrezione dei succhi gastrici e stimolando lo svuotamento gastrico. Ovviamente, i soggetti che soffrono di acidità, che abbiano spasmi addominali o abbiano un’attività intestinale “disordinata” è bene che assumano il caffè con molta parsimonia. Nella gravidanza pare opportuno limitare al minimo il consumo di caffè per non rischiare di incorrere in un parto pre-termine.
Il rapporto del caffè con la cefalea è un po’ controverso. Normalmente l’azione vasomotoria della caffeina sul sistema nervoso centrale favorisce un netto miglioramento della sintomatologia dolorosa, ma in qualche soggetto il caffè può addirittura peggiorare il mal di testa.
Fino ad una decina di anni fa il caffè era considerato una sostanza dannosa per il nostro organismo e si tendeva a sconsigliarne l’uso, forse perché veniva associato al fumo, ma più recenti ricerche hanno permesso di rilevare tutta una serie di benefici. Una recente revisione sul tema, comparsa sul prestigioso British Medical Journal nel 2017, compiuta analizzando 219 articoli della letteratura scientifica, ha definitivamente confermato gli effetti positivi di un consumo moderato di caffè.
Si è osservato che i soggetti che avevano un consumo giornaliero di 3-4 caffè al giorno rispetto a quelli che non ne consumavano affatto, avevano un minor rischio di mortalità globale, in particolare per malattie cardiovascolari e soprattutto un minor rischio di sviluppare il cancro del 18 %. Sembra infatti che il contenuto in polifenoli del caffè, come già osservato per il cioccolato, il the, il the verde e così via, abbia un effetto protettivo nei confronti della malattia tumorale.
E allora quanti caffè al giorno ci possiamo permettere? Tutto dipende dalla dose di caffeina assunta, considerando che una tazzina di caffè espresso (circa 35 ml) fornisce circa 50 mg di caffeina, mentre una tazzina di moka (50 ml) ne fornisce circa il doppio. Ne deriva che: il caffè del bar contiene meno caffeina del caffè di casa e il caffè “lungo” contiene in genere più caffeina di un caffè ristretto.
Dunque, considerato tutto e fatte salve le dovute eccezioni, non solo ci possiamo permettere le 3 tazze di caffè al giorno, ma potremmo addirittura consigliarle.
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